Dean Corll

Per la rubrica sui serial killer, oggi parleremo di DEAN CORLL.

Dean Corll, noto come Candyman, nato a Fort Wayne il 24 dicembre 1939, è stato un serial killer statunitense che assassinò almeno 28 o 29 persone in Texas con dei complici. La catena di omicidi è nota anche come “Omicidi di Massa di Houston“.

Chi era Dean Corll

Dean Corll era conosciuto come un ragazzo serio e timido che talvolta socializzava con i compagni e si preoccupava del loro benessere. Conosciuto come uno studente con una buona condotta, si interessò di musica e suonò il trombone alla banda della scuola.

Si diplomò nel 1958 e successivamente traslocò con la famiglia a Houston, dove prese a lavorare con i genitori come pasticcere in un locale, il “Pecan Prince“. Nello stesso anno, un impiegato della pasticceria disse alla madre che il figlio gli aveva fatto delle avances sessuali, ma lei lo licenziò. I suoi genitori divorziarono e la madre arrivò al terzo matrimonio, da quel punto in poi non la vide più e gli telefonò soltanto ogni tanto.

Diventato il vicepresidente della “Corll Candy Company“, iniziò ad aggraziarsi alcuni ragazzi e studenti regalando loro dei dolciumi. Nel 1967 conobbe per la prima volta David Owen Brooks, un ragazzo di 12 anni a cui dava sia dolci che soldi. Brooks, due anni più tardi, arrivò anche a prostituirsi a Corll.

Quando la madre di Corll si risposò per la terza volta (successivamente divorzierà ancora) e si spostò nel Colorado, la Corll Candy Company chiuse e Dean si trovò un posto fisso come elettricista.

L’incontro con Elmer Wayne Henley

Durante l’inverno del 1971 conobbe Elmer Wayne Henley, il quale diventerà un suo complice; a lui spettava il compito di adescare le vittime.

Dean Corll potrebbe avere ucciso anche prima, infatti, nel 1968, quando dirigeva la pasticceria, i suoi colleghi lo videro scavare delle fosse. Quando gli domandarono perché, lui rispose che stava seppellendo le caramelle scadute per evitare la contaminazione di insetti. Sopra alle buche versò del cemento. In ogni caso gli omicidi e stupri accertati partono dal 25 settembre 1970 e le sue vittime avevano dai 13 ai 20 anni.

Spesso le attirava con l’aiuto di uno dei suoi due conoscenti dal quartiere di Houston Heights, a nordest di Houston. Attirate in casa, venivano indebolite con alcol o droghe e ammanettate, per poi essere spogliate e legate o al letto di Corll o in un tavolo delle torture, dove erano stuprate, torturate e uccise. I cadaveri li metteva in dei sacchi di plastica e li seppelliva in vari luoghi, poi come ricordo si teneva le chiavi della vittima.

Il serial killer Dean Corll

La prima vittima di Candyman fu Jeffrey Alan Konen (18 anni), uno studente che stava facendo l’autostop per tornare a casa dei genitori. Il serial killer lo spogliò, ne abusò e lo strangolò, poi avvolse il cadavere in un sacco di plastica con mani e piedi legati e lo seppellì.

Il 15 dicembre il suo socio David Brooks attirò due quattordicenni che furono legati al tavolo delle torture, stuprati, strangolati e seppelliti. Dean Corll aveva promesso di dare a Brooks 200 dollari in cambio di ogni ragazzo che gli avrebbe portato in casa; in cambio del suo silenzio gli comprò una Chevrolet Corvette verde.

Gli omicidi da brividi horror continuarono senza sosta, commessi con un’atrocità terrificante. Dean Corll, con l’aiuto di Wayne Henley e David Brooks, assassinò senza pietà un lungo numero di persone, perlopiù dei giovani.

Wayne Henley (Dean Corll)
Wayne Henley, il complice di Dean Corll.

La fine del serial killer

La sera del 7 agosto 1973 Wayne Henley invitò Cordell Kerley (19 anni) a partecipare a una festa da Dean Corll. I due andarono a casa sua, sniffarono, bevvero e si assentarono per comprare dei sandwich. Henley poi passò a casa di Rhonda Williams (15 anni) e la invitò a unirsi a loro; lei accettò.

Il trio si diresse nella casa del serial killer al 2020 di Lamar Drive (Pasadena) e lì, Dean Corll offrì della birra e una dose di marijuana. Dopo due ore di festa si addormentarono.

Henley si risvegliò ammanettato e con le caviglie legate, Kerley e la Williams erano stati legati con del nylon e dormivano ancora. Dean Corll era furioso e gridò a Henley che li voleva uccidere tutti quanti. Wayne Henley lo calmò e lo convinse a farsi slegare. Fatto ciò, Corll nascose la pistola in bagno ed Henley legò i due ragazzi sul tavolo delle torture.

Nel frattempo Candyman si spogliò completamente e iniziò a torturare Kerley. Stava andando tutto come il solito, ma d’un tratto Wayne Henley andò in bagno, prese la pistola, la puntò a Corll e gli gridò: “Sei andato abbastanza lontano, Dean!“. Subito dopo lo uccise.

Le indagini su Dean Corll

Alle 8.24 del mattino Wayne Henley chiamò la polizia e confessò di avere aiutato Dean Corll ad adescare dei giovani ragazzi che torturò e uccise per la cifra di 200$ a persona. Anche Brooks si costituì.

Intanto la polizia stava controllando la casa di Candyman, dove trovò molti indizi da brividi horror, tra cui: il tavolo delle torture, delle corde, alcuni falli, un grosso coltello da caccia, un paio di manette, la pistola, della vaselina e una radio che serviva ad amplificare le urla.

Nel retro del suo furgone (un Ford Econoline) c’era una grossa scatola in legno con dei fori che servivano a fare passare l’aria e degli aculei, si era costruito una rudimentale Vergine di Norimberga. Sempre sul retro, i vetri erano oscurati con delle tendine blu opache, per evitare che qualcuno guardasse dentro, infine, trovarono dei ganci e delle corde.

Henley e Brooks aiutarono la polizia nel ritrovamento dei corpi delle vittime, le quali presentavano segni di tortura: erano castrati, sodomizzati e legati; alcuni avevano i vestiti in bocca e avevano del nastro adesivo attorno alla faccia, altri avevano nell’uretra una fiala in vetro, poi spezzata. In alcune borse di plastica sigillate c’erano dei genitali tagliati e masticati: Corll era filo-cannibale.

Il massacro di Houston superò in numero di vittime quello perpetrato da Juan Corona poco tempo prima: aveva commesso in sei settimane 25 omicidi. Papa Paolo VI condannò la vicenda ed espresse la propria solidarietà ai parenti delle vittime.

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