Jack lo spogliatore

Per la rubrica sui serial killer, oggi parleremo di JACK LO SPOGLIATORE.

Jack lo spogliatore

Jack lo spogliatore (Jack the Stripper) è il soprannome che attribuirono a un serial killer responsabile dei cosiddetti “omicidi nudi“, avvenuti a Londra negli anni 1964 e 1965.

Chi era Jack lo spogliatore

Trattandosi di un caso mai risolto, ci sono alcune persone sospettate di essere Jack lo spogliatore o meglio Jack the Stripper, ma nessuno è mai stato incriminato. Con questa premessa, ovviamente non possiamo sapere la storia del serial killer prima che iniziasse a uccidere.

Ad oggi sappiamo che la tipologia delle vittime di Jack lo spogliatore sono molto simili a quelle di Jack lo squartatore, infatti, uccise tra le 6 e le 8 prostitute. Il suo modus operandi era quello di uccidere, denudare le vittime e abbandonare i corpi per le strade di Londra o gettarli nel Tamigi.

Il serial killer Jack lo spogliatore

Il primo omicidio di Jack the Stripper avvenne il 2 febbraio del 1964, quando si accanì contro Hannah Tailford, una prostituta di 30 anni. La ritrovarono nuda, aveva soltanto le calze, senza molti denti e morta strangolata.

L’8 aprile del 1964 trovarono il cadavere di Irene Lockwood sulla sponda del Tamigi. Nonostante un guardiano 57 enne confessò l’omicidio, la polizia lo attribuì a Jack lo spogliatore. Ritennero la confessione inattendibile a causa di una discordanza della sua versione degli eventi con il ritrovamento della vittima.

Il 24 aprile dello stesso anno ritrovarono il cadavere denudato di un’altra prostituta. Il suo omicidio diede agli inquirenti il primo indizio importante: frammenti di vernice, utilizzata nell’industria automobilistica. Gli investigatori presunsero che i frammenti, probabilmente, avevano origine dal posto di lavoro del serial killer, quindi concentrarono la loro ricerca nelle fabbriche vicine.

Il 14 luglio trovarono il cadavere di Mary Flemming, sul suo corpo furono scoperti altri frammenti di vernice. La furia del serial killer non si fermerà lì, infatti, assassinerà altre 2 prostitute, sempre con lo stesso modus operandi da brividi horror, e poi di colpo sparirà dai radar.

A Jack lo spogliatore furono attribuite anche altre 2 vittime, sebbene siano antecedenti al 1964 (una nel 1959 e una nel 1963) e non presentino lo stesso modus operandi.

L’investigatore incaricato del caso, il sovrintendente John Du Rose di Scotland Yard, interrogò quasi 7.000 sospettati. Tenne poi una conferenza stampa, durante la quale tentò la carta del bluff, dichiarando che la polizia aveva ristretto il gruppo dei sospettati a 20 persone. Poco dopo, annunciò che il numero era stato ridotto a 10 e quindi a 3. Jack lo spogliatore cadde nella trappola e, dopo quella prima conferenza stampa, non uccise più.

Sembra accertato che alcune delle vittime partecipassero a orge e festini e recitassero in film pornografici. Alcuni scrittori ipotizzarono che le vittime si conoscessero tra loro e che il serial killer potesse essere in qualche modo legato al mondo della pornografia.

I sospettati di essere il serial killer

1) Mungo Ireland

Il sospetto più probabile, secondo il detective Du Rose, era una guardia giurata di origine scozzese, Mungo Ireland, la cui identità fu rivelata pubblicamente dall’investigatore nel corso di un’intervista del 1970 alla BBC.

Ireland, al quale la polizia diede il nome in codice di Big John e che era considerato dai suoi conoscenti un uomo rispettabile e un marito esemplare, iniziò a essere sospettato dopo l’omicidio dell’ultima vittima, quando si scoprì che la vernice ritrovata sul corpo della vittima proveniva dalla ditta dove egli lavorava come guardia giurata, la Heron Trading Estate.

Mungo Ireland si suicidò con il monossido di carbonio e nella lettera d’addio che scrisse alla moglie dichiarò di “non farcela più“. La lettera terminava con: “risparmio a te e alla polizia la fatica di cercarmi: mi troverete nel garage“.

Soltanto di recente si è potuto appurare che Mungo Ireland, al tempo dell’omicidio si trovava in Scozia, per cui non avrebbe potuto essere Jack lo spogliatore.

2) Tommy Butler

Jimmy EvansMartin Short nel loro libro The Survivor” affermarono che l’assassino era un certo Tommy Butler, sovrintendente della squadra mobile della Metropolitan Police. Tuttavia non trovarono mai nessuna prova per inchiodarlo.

3) Harold Jones

Durante un programma televisivo si avanzò la teoria che Jack the Stripper potesse essere Harold Jones, un gallese già condannato per l’omicidio di due ragazze, uccise nel 1921 nel suo paese natale, Abertillery.

Avendo solo 15 anni all’epoca del duplice omicidio, Harold Jones era stato condannato all’ergastolo anziché alla pena capitale e 20 anni dopo, nel 1941, era stato rilasciato per buona condotta. Così era prima ritornato ad Abertillery, dove aveva visitato le tombe delle sue vittime del 1921 e poi nel 1947 si era trasferito a Londra.

Tutti i delitti dello di Jack lo spogliatore presentavano caratteristiche simili ai 2 omicidi commessi da Jones nel 1921, tuttavia, date le scarse possibilità che all’epoca aveva la polizia di incrociare i dati, l’uomo non era mai stato ritenuto da Scotland Yard un possibile sospettato.

4) Freddie Mills

Da qualche anno i sospetti sono ricaduti su Freddie Mills, campione di boxe dell’epoca. Michael Litchfield, ex reporter del Sun, sostiene che il serial killer fosse Freddie Mills, campione di boxe che poi diventò attore e massone, e di avere delle prove convincenti. Secondo il reporter, il sospettato aveva confessato al detective di Scotland Yard di avere assassinato 6 donne.

La targa della Citroen Cadillac del pugile era stata vista più volte nei quartieri a luci rosse di West London e, ancora più preoccupante, le prostitute segnalavano Freddie Mills alla polizia per comportamento violento nel corso d’incontri sadomaso nel lussuoso appartamento di un amico.

Le discutibili abitudini sessuali del campione, entrarono nel mirino della polizia, quando scoprirono il sesto cadavere, nel febbraio 1965, la prostituta era completamente nuda come le altre vittime. Secondo il reporter, fu a quel punto che il pugile condivise il segreto con il detective Du Rose, anch’egli massone.

In seguito, sempre secondo Litchfield, dopo l’incontro si recò dai gemelli Kray, conosciuti durante la carriera pugilistica e gli offrì 1.000 sterline affinché gli sparassero, così da avere una morte veloce. Mills prese in prestito un fucile automatico e avrebbe fatto in modo che la morte sembrasse un suicidio. Lasciò il denaro per i gemelli Kray nel night club e il fucile in macchina, aspettando che si compisse il suo destino.

Lo trovarono morto nella sua auto, con il fucile tra le ginocchia. Dall’autopsia emerse che il colpo gli aveva frantumato il cranio e non c’era il foro d’uscita. Il medico legale concluse che non c’erano le prove di un delitto.

Come spiega Litchfield nel suo libro: ”La morte di Freddie fu un suicidio per procura, un omicidio su ordinazione e autofinanziato. Mills pagò per essere ucciso, non riusciva a farlo da solo”.

Un altro grande mistero, è la registrazione della conversazione tra il pugile e Du Rose: secondo il reporter, il detective distrusse il nastro temendo una pubblica umiliazione, nel caso fosse venuto a galla l’accordo segreto con il ex campione.

La mancanza di prove, in questo caso ha significato che nei decenni seguenti, migliaia di nomi sono stati presentati come potenziali Jack the Stripper. Ora, a 52 anni dalla sua morte, Freddie Mills è ancora ricordato come un idolo sportivo e non come un serial killer, sempre se sia valida l’ipotesi di Michael Litchfield, ex reporter del Sun.

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